Perché il "patriarcato" è uno strumento del capitale
Come insegna la migliore strategia di guerra, per ottenere una vittoria, è necessario conoscere i tuoi nemici e dividerli, amplificando i punti di discordia e rendendo ininfluenti i punti di contatto.
Da un po’ di tempo, sulla scia di certi fatti di cronaca nera, si assiste a un movimento di opinioni che vuole dipingere l’uomo (soprattutto quello europeo, caucasico e bianco) come soggetto tendenzialmente violento, meschino e possessivo nei confronti della donna. Una tendenza questa che viene impropriamente battezzata “pratriarcato”.
Impropriamente, perché il patriarcato è una struttura sociale di tipo famigliare nella quale il cosiddetto “patriarca” esercita la propria autorità sulla moglie, sui figli, sui nipoti, sulle nuore e persino sui pro-nipoti e le loro mogli. Ed è una struttura famigliare arcaica che, qui in Italia, è morta e sepolta da almeno cinquant’anni.
Definire, dunque, “patriarcale” l’atteggiamento violento, meschino e possessivo di un uomo nei confronti della propria moglie o della compagna, non ha senso alcuno, se non per rendere generalizzati certi fenomeni criminali e/o socialmente violenti di natura marginale, attribuendoli pregiudizialmente a una categoria generale: i maschi.
Ne consegue che se, nella generalità dei casi, il rapporto uomo-donna è un rapporto sano ed equilibrato (ben lontano dai fatti di cronaca nera), con la storia del patriarcato, il rapporto malato uomo-donna — l’eccezione appunto — diventa il caso generale dal quale trarre la regola secondo la quale l’uomo è intrinsecamente violento, e come tale necessita di essere (ri)educato.
Proprio per questa ragione, iniziano ad affacciarsi, nel panorama delle opinioni, idee e tesi che vorrebbero che i maschi, fin dalla tenera età, siano educati a reprimere la loro natura maschile. L’uomo deve smettere di fare l’uomo, deve cessare di essere maschio e virile, perché essere maschio e virile significa automaticamente essere violenti e possessivi nei confronti della femmina. In altre parole, l’uomo deve femminilizzarsi.
Lo scopo ultimo, dunque, è la femminilizzazione del maschio, che non è altro che un programma politico bell’e buono che va avanti da un pezzo, soprattutto qui in Europa e più generalmente nell’Occidente.
Per quanto ci si sforzi di trovare ragioni eminentemente sociologiche al fenomeno, la vera chiave di lettura è di natura economica e politica: il dominio del capitale; dominio che richiede la distruzione dei diritti sociali attraverso la demolizione della famigliare nucleare e dell’istituzione del matrimonio.
Il patriarcato e l’uso strategico di alcuni neologismi categorizzanti (es. il termine “femminicidio” ), hanno lo scopo di alimentare il conflitto orizzontale uomo-donna e minare dalle sue fondamenta la famiglia naturale. Che, come tutti sappiamo, è il nucleo fondamentale di una società umana stabile, sana, e capace di produrre sufficienti anticorpi contro gli abusi del potere capitalistico e le sue storture ideologiche.
Uomini soli e demascolinizzati, insicuri, isterici e incapaci di relazionarsi con il sesso opposto, e per contro, donne sole, depresse, e anch’esse incapaci di relazionarsi con il sesso opposto, sono l’humus sociale ottimale per costruire una società distopica, nichilista, incline all’indifferenza e divisa davanti al dominio del capitale. Una simile società è incapace di costruire relazioni sociali sane e stabili, poiché tutto ciò che ruota intorno alla relazione tra un uomo e una donna (da millenni regolata dalle leggi naturali), può essere considerato instabile, occasionale e foriero di potenziale violenza e prevaricazione del maschio sulla femmina (chissà perché, mai il contrario).
Una siffatta società finisce per impedire la coesione sociale e l’acquisizione della coscienza di classe (che passa anche attraverso la solidarietà tra i sessi), necessaria per combattere la prevaricazione del capitale sul lavoro. E non è un caso che il declino delle forze politiche proletarie in favore di quelle liberiste (libertarie e liberali), è iniziato esattamente quando i diritti cosmetici si sono imposti con forza nell’agenda politica, in sostituzione dei diritti sociali.
Per concludere, denunciare il supposto “patriarcato” non migliorerà di certo il rapporto uomo-donna, né farà diminuire i casi di autentica violenza, che sono sempre il frutto del vissuto personale di chi la compie. Piuttosto, contribuirà a rendere la società umana moderna ancora più distopica, più nichilista, più sterile (il calo demografico occidentale è terrificante!), e peggio, rafforzerà la presa di potere delle élite capitalistiche e transumaniste sulla società. Perché, come insegna la migliore strategia di guerra, per ottenere una vittoria, è necessario (tra le altre cose) conoscere i tuoi nemici e dividerli, amplificando i punti di discordia e rendendo ininfluenti i punti di contatto. Il capitalista lo ha capito perfettamente. Il proletario no, perché è impegnato a denunciare il patriarcato.